VIBROPLEX CHAMPION ANNO 1961
VIBROPLEX CHAMPION ANNO 1961
antica linea telegrafica
antica linea telegrafica

I tasti telegrafici semiautomatici erano particolarmente in uso negli stati uniti, rispetto alla loro storia, soltanto di recente furono conosciuti in europa.Dei veri gioielli di meccanica da tanti definiti "LA FERRARI" rispetto al comune tasto verticale, data la velocità che si riusciva a raggiungere senza affaticare nulla del braccio ...anzi quasi un relax per l'operatore.Tempo fa scorsi su radio rivista una vecchia storia di vita ambientata agli inizi del 1900 quando il telegrafo era via filo quindi molto prima delle trasmissioni radio.Leggendo avvertivo una strana sensazione, come di essere nato troppo tardi...come un rimpianto di non avere vissuto quell'epoca quando il telegrafo era appunto il pane quotidiano per moltissimi operatori che al mattino uscivano con la loro valigetta contenente il prezioso strumento di lavoro (l'oggetto nella foto è identico a quello di quei tempi, mentre la custodia è dell'epoca).

Questi operatori si recavano nei loro uffici e tenevano aperte le famose linee di contatto con le altre città. Portando un esempio qui da noi una linea poteva essere GROSSETO-LIVORNO ai suoi estremi c'erano appunto due operatori.Messaggi,comunicati,notizie di vario genere correvano sul filo

impegnando la materia grigia di questi uomini, la routine quotidiana dava spazio anche a personali simpatie e rispetto tra questi operatori.

La bellissima storia che volevo proporre ai miei DURANGO BOYS TELEGRAPHERS TEAM, è tratta da una impegnativa ricerca negli archivi americani abilmente scovata dal mio caro amico CLAUDIO TATA (IK0XCB) che al tempo si prodigò per farla tradurre attentamente in italiano.Leggendo si ha la sensazione di fare un tuffo nel passato! che noi non abbiamo vissuto....ma che testimonia come mai oggi ci sono tanti cultori del telegrafo...una seconda lingua "IL TELEGRAFESE" un linguaggio eterno scolpito ormai nella nostra cultura  e che mai sarà dimenticato....

 

                       B U O N A    L E T T U R A

 

" UNA AMICIZIA SULLA LINEA"

 

Alcuni anni fa, in un ufficio del sud, fui assegnato a un "circuito" che iniziava nella capitale della nazione. l'operatore dall'altra parte della linea usava la sigla " C G ". Il morse di CG era cosi chiaro, regolare, e ritmico, i suoi punti e le sue linee cosi perfettamente ritmati e accuratamente distanziati, che sviluppai subito una cordiale simpatia per costui. In breve tempo questa simpatia che lui ricambiava completamente, sfociò in un affetto forte e sincero. Il tocco chiaro ma delicato del mio amico rendeva molto riposante lavorare con lui ed in effetti per mesi ogni giorno ho ricevuto senza affaticarmi e senza bisogno di staccare mai.

Fin quasi dall'inizio della nostra conoscenza pensai che l'avrei riconosciuto semplicemente vedendolo, se mi fosse capitato di incontrarlo.

Me lo immaginavo come un uomo alto e gracile, dai modi pazienti e raffinati di una persona che ha sofferto molto, i lineamenti delicati gli occhi di quelli che si accendono subito se illuminati da un sorriso e la bocca pronta ad appiccare il fuoco quando il suo senso dell'umorismo dava il via.

pensavo di conoscere il suo vestito, il colletto alla vecchia maniera,la piccola cravatta bianca ed il sottile soprabito informale nero piuttosto lungo. Alcuni mesi dopo il nostro primo incontro telegrafico, venni chiamato a washington e mentre ero li visitai la grande sala operativa dell'ufficio principale per salutare molti amici e colleghi di altri tempi.

Mentre facevo il giro tenni gli occhi aperti in cerca del mio amico telegrafico, non chiesi che me lo indicasero, perchè volevo vedere se era possibile riconoscerlo con il solo ritratto mentale che mi ero fatto.

Di li a poco lo scorsi, esattamente come lo avevo immaginato, gli stetti di fianco per qualche secondo poi toccandogli la spalla gli porsi la mano.

" COME VA C G ? " sono lieto di vederti e di avere il piacere di stringerti la mano, pur essendo lui più anziano di me le mie parole non furono irrispettose perchè è uso comune tra telegrafisti rivolgersi l'un l'altro usando le proprie sigle. C G si alzò con sobria dignità e porgendomi la mano mi diede uno sguardo  da sopra gli occhiali, gli occhi raggianti.

" SEI H VERO? " che piacere conoscerti figliolo! e poi iniziammo a chiacchierare faccia a faccia come tante volte avevamo fato sulla linea.

Non l'ho più incontrato di persona, alcuni mesi dopo la mia visita a washington non lo trovai più neanche sulla linea, quando chiesi mi fu detto che il mio caro vecchio amico era rimasto seriamente ferito in un incidente

pertanto esendo solo al mondo era stato affidato alle cure di un ospedale,

restò li per un pò a volte semicoscente poi il suo spirito gentile se ne andò per sempre. Feci un altro viaggio a washington per andare al suo funerale, dopo la cerimonia andai all'ospedale dove era in cura e all'infermiera che lo aveva in osservazione, chiesi notizie dei suoi ultimi istanti di vita. La sera tardi disse la buona donna verso la fine della nostra conversazione, fui chiamata nella sua stanza. Stava rapidamente peggiorando e parlava come se stesse sognando due dita della mano destra battevano frenetiche sulla coperta come se stessero trasmettendo un messaggio. Non ne capii il significato ma forse voi avreste potuto...

"DITE CHE NON MI RICEVETE?" diceva alterato, " ALLORA FATE VENIRE H PER FAVORE! ALL'APPARECCHIO LUI MI SA RICEVERE! FATE VENIRE H PER FAVORE!"

Ogni tanto le sue dita si fermavano come se stessero aspettando che la persona giusta rispondesse. Poi ricominciava " POVERO ME! COSI NON VA.. VOGLIO PARLARE CON H, HO UN MESSAGGIO IMPORTANTE PER LUI!"  poi altre frasi sussurrate evidenziando rammarico, ma alla fine prese l'atteggiamento di chi ascolta attentamente, poi con un sorriso che gli si allargava sul viso le sue dita andavano al tempo con le sue patole..." SEI TU H ? SONO COSI CONTENTO CHE SEI VENUTO.. HO UN MESSAGGIO PER TE!"

e cosi mentre le sue dita tamburellavano quel messaggio silente

il suo spirito volò via. Gli occhi dell'ifermiera erano colmi di lacrime mentre mi parlava ed io a fatica inutilmente cercavo di inghiottire quel nodo che avevo in gola. Dopo alcuni secondi di silenzio la ragazza eslamò

" MA C'E UNA CARATTERISTICA DI QUELLE SUE ULTIME PAROLE CHE MI HA PARTICOLARMENTE COLPITA, mentre tamburellava il suo messaggio parlava a voce bassa quasi con ansia come se stesse cercando di proiettare la propria voce attraverso la distanza, tra le frasi quando comunicava con se stesso parlava con il suo tono normale, quindo ho notato che scivolava da un tono all'altro come farebbe un linguista nel conversare con persone di differente nazionalità.

LA CAPOSALA DI UN OSPEDALE SI ERA IMBATTUTA PER CASO IN UNA SCOPERTA CHE FINO AD OGGI RESTA UN MISTERO PER GLI STUDIOSI DI LINGUISTICA.......